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L.  A.  B.
'R.I.P. Open Web: The Rise of Digital Autodidacts'

manifesto (WWW) [EN] Nietzsche taught us to distrust systems and structures that stifle individuality and the freedom of thought. According to the philosopher, what the system fears most is not ignorance, but the free mind-autonomous, capable of learning on its own, and building its own vision of the world without imposed mediations.
The autodidact therefore represents a threat: their intellectual freedom challenges conformity, disrupts hierarchies of knowledge, and cannot be easily manipulated.
In the modern context, this concept takes on an even more powerful dimension: the web. While television was once the main instrument of control and dissemination of political and media messages, today centrality has shifted to Web 2.0, with social media at the heart of an ecosystem that appears free but is actually highly structured and manipulative. The original World Wide Web existed as an open and decentralized space, full of personal websites, blogs, and forums, where autodidacts could freely explore, create content, and build knowledge without external filters. With the rise of Web 2.0, individual freedom has been absorbed into closed platforms: anyone who wants to participate must join these ecosystems, where every interaction, search, or piece of content is constantly profiled and shaped by algorithms designed to mold opinions and behaviors.
The 21st-century autodidact-someone who seeks knowledge outside official channels, verifies sources, and questions prevailing narratives—is therefore seen as a risk. The system—political, media, economic cannot easily control those who educate themselves, who construct their own ideas independently of curated feeds and digital stimuli. This is why we see sophisticated forms of manipulation: content polarization, filter bubbles, targeted disinformation, demonization of those who dare to step outside the chorus. The digital autodidact is under constant siege, not because they lack intelligence, but because their critical thinking represents a threat to the centralized control of the masses.

Nietzsche reminded us that intellectual freedom is an act of courage. In today’s web, this freedom becomes resistance: resistance to the superficiality of feeds, targeted propaganda, and algorithmic psychological manipulation. Those who educate themselves, who construct their ideas without following imposed narratives, become digital autodidacts: uncomfortable, invisible, yet powerful, capable of evading the system’s control.

Ultimately, if the system hates autodidacts, it fears them now more than ever. Not only do they challenge uniform thought, but they navigate a world where freedom is apparent, and knowledge requires perseverance, awareness, and critical thinking. And perhaps, as Nietzsche suggested, the salvation of the free individual and of society itself-lies in the ability to reclaim autonomous thought, beyond likes, notifications, and algorithms that seek to dictate what we should see, read, and think.
[IT] Nietzsche ci ha insegnato a diffidare dei sistemi e delle strutture che soffocano l’individualità e la libertà del pensiero. Secondo il filosofo, ciò che il sistema teme maggiormente non è l’ignoranza, bensì la mente libera, autonoma, capace di apprendere da sola e di costruire la propria visione del mondo senza mediazioni imposte. L’autodidatta rappresenta quindi una minaccia: la sua libertà intellettuale sfida il conformismo, mette in crisi le gerarchie del sapere e non è facilmente manipolabile. Nel contesto moderno, questo concetto assume una dimensione nuova e ancora più potente: il web. Se un tempo la televisione era lo strumento principale di controllo e di veicolazione di messaggi politici e mediatici, oggi la centralità si è spostata verso il Web 2.0, con i social media al centro di un ecosistema apparentemente libero ma in realtà altamente strutturato e manipolatorio. Prima esisteva il World Wide Web, aperto e decentralizzato, fatto di siti personali, blog e forum, dove l’autodidatta poteva navigare liberamente, creare contenuti e costruire conoscenza senza filtri esterni. Con la nascita del Web 2.0, invece, la libertà individuale è stata inglobata in piattaforme chiuse: chiunque voglia partecipare deve iscriversi a questi ecosistemi, dove ogni interazione, ricerca o contenuto è costantemente profilato e modellato dagli algoritmi, progettati per plasmare opinioni e comportamenti.
L’autodidatta del XXI secolo, chi cerca conoscenza fuori dai canali ufficiali, chi verifica le fonti e mette in discussione le narrative prevalenti, è quindi percepito come un rischio. Il sistema politico, mediatico, economico, non può controllare facilmente chi si forma da sé, chi costruisce le proprie idee indipendentemente dai feed e dagli stimoli digitali personalizzati. Ed è per questo che si manifestano forme sofisticate di manipolazione: polarizzazione dei contenuti, bolle di filtraggio, disinformazione mirata, demonizzazione di chi osa porsi fuori dal coro. L’autodidatta digitale è costantemente sotto assedio, non perché non sia intelligente, ma perché la sua capacità di pensiero critico rappresenta una minaccia al controllo centralizzato delle masse.

Nietzsche ci ricordava che la libertà intellettuale è un atto di coraggio. Nel web di oggi, questa libertà diventa resistenza: resistenza alla superficialità dei feed, alla propaganda mirata, alla manipolazione psicologica degli algoritmi. Chi si forma da sé, chi costruisce le proprie idee senza passare per le narrative imposte, diventa un autodidatta digitale: un soggetto scomodo, invisibile ma potente, capace di sottrarsi al controllo del sistema.

In definitiva, se il sistema odia gli autodidatti, oggi li teme più che mai. Perché non solo sfidano il pensiero unico, ma navigano in un mondo dove la libertà è apparente, e la conoscenza richiede costanza, consapevolezza e spirito critico. E forse, come suggeriva Nietzsche, la salvezza dell’individuo libero e della società stessa, passerà proprio dalla capacità di riappropriarsi del pensiero autonomo, al di là dei like, delle notifiche e degli algoritmi che cercano di dettare cosa dobbiamo vedere, leggere e pensare.

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